Ambiente di luce polarizzata di Bruno Munari (1955-2022)

Un’occasione unica per il Sud Italia di conoscere il lavoro di uno degli artisti italiani più influenti al mondo.

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Un’occasione unica per il Sud Italia di conoscere il lavoro di uno degli artisti italiani più influenti al mondo. Il progetto, presentato in occasione dell’Open Day dello scorso 7 ottobre, grazie al Presidente Maria Cerzoso e al Direttore Piero Sacchetti, conduce il pubblico in maniera immersiva all’interno della questione critica ed esperienziale dell’opera d’arte contemporanea.

L’opera, che riporta in vita le sperimentazioni luminose di Munari, è stata resa possibile a seguito di una digitalizzazione dei vetrini a luce polarizzata realizzati dagli stessi Miroslava Hájek e Marcello Francolini, in occasione della mostra Bruno Munari, i Colori della Luce organizzata alla Fondazione Plart di Napoli nel 2018.

“L’importanza della ricostruzione di un ambiente a luce polarizzata di Munari è un evento eccezionale sia sul piano didattico che divulgativo” spiega Marcello Francolini “per comprendere il fenomeno fondamentale della trasformazione dell’opera d’arte nella sua fuoriuscita dalla bidimensionalità della tela per irrorarsi nello spazio reale con questo tipo particolare di lavoro, le proiezioni a luce polarizzata che si pongono come anticipazione sugli sviluppi odierni dell’opera ambientale”. Miroslava Hájek aggiunge: “Esplorando la nozione del dipingere con la luce, Munari giunge a creare nel 1950, composizioni con materiali poveri fermati da due superfici di vetro intitolate Proiezioni a Luce Fissa. Ma risultando probabilmente ancora in modo statico arriva a sperimentare, nel 1953, un modo per utilizzare tutto lo spettro dei colori e la loro incidenza sugli oggetti che osserviamo creando così le Proiezioni a Luce Polarizzata. Così Munari fonde materia e luce producendo delle opere la cui stessa contingenza vive tra reale e fenomenico”.

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l’arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari’s Slides, nell’ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

Questa installazione delle digitalizzazioni delle Proiezioni a Luce Polarizzata, facenti parte della collezione Hájek e frutto di un serio lavoro scientifico e curatoriale condotto nel tempo insieme all’artista, permettono oggi, a Reggio Calabria, di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell’arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, queste Proiezioni hanno inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell’Arte cinetica in Francia e dell’Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell’arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art.

Le Proiezioni a luce polarizzata sono visibili oggi grazie ad un’azione di digitalizzazione eseguita dagli stessi Hájek-Francolini in occasione della mostra Bruno Munari,i Colori della Luce organizzata alla Fondazione Plart di Napoli nel 2018.